lunedì 25 giugno 2007

PSYCO GROUP - ultimo video-scenario!!!

Questo è l'ultimo videoscenario, riguardante il secondo ciclo di valutazione a cui abbiamo sottoposto il nostro prototipo.
Buona visione!
L'acqua che mette a fuoco...

Addio alle lenti: gli zoom delle macchine fotografiche del futuro potrebbero essere "liquide": costerebbero meno e sarebbero più compatti. Ecco come funzionano... e come potrebbero migliorare.
A sinistra un prototipo di lente "liquida" e a destra la minuscola fotocamera che lo contiene.
Le macchine fotografiche del futuro potrebbero avere obiettivi liquidi. Un progetto di ricerca franco-tedesco sta studiando infatti zoom costituiti da lenti che modificano la propria curvatura – e quindi la capacità di ingrandire – impiegando liquidi invece del vetro. Le lenti liquide in realtà non sono una novità: già tre anni fa la Philips aveva messo a punto un prototipo di lente liquida costituita da un cilindro nel quale erano contenute due soluzioni non emulsionabili tra loro, una acquosa e dunque conduttrice di elettricità e una oleosa, non attraversabile dalla tensione elettrica. Quando il cilindro veniva elettrificato, la posizione dei due liquidi si modificava producendo una curvatura della linea di confine tra le due sostanze, che funzionava così come una lente d’ingrandimento.
Le lenti cambiano forma in funzione della corrente elettrica che fa assumere posizioni diverse ai liquidi.
Il nuovo studio, condotto dall’Istituto Fraunhofer di Jena (Germania), ha permesso di applicare questo modello a uno strumento ottico reale, uno zoom ultracompatto per macchine fotografiche. Se normalmente un obiettivo zoom è costituito da venti o più lenti in movimento destinate a ingrandire gli oggetti lontani e a correggere le distorsioni ottiche, uno zoom “liquido” è costituito da sole tre lenti in plastica e da quattro lenti liquide che modificano la loro curvatura con una leggera tensione elettrica. Il prototipo di zoom liquido non ha alcuna parte mobile e riesce a ingrandire le immagine 2,5 volte e si potrebbe rivelare utile per le fotocamere dei cellulari.

sabato 23 giugno 2007

PC vs MAC

Un divertente video in stile "South Park" per mettere al confronto i PC con i MAC...

venerdì 22 giugno 2007

Eye-Tracking

L’eye-tracking è una tecnica di registrazione ed analisi dei movimenti oculari utilizzata in aree quali le scienze cognitive, la psicologia, l’interazione uomo-computer (Human-Computer Interaction, o HCI), le ricerche di mercato, la ricerca medica, ed altre ancora. Oggigiorno, la maggior parte degli eye-trackers utilizzano quale tecnologia di base la “video-oculografia” (VOG), e cioè la registrazione della posizione dell’occhio nell’orbita e dei suoi movimenti per il tramite di una camera digitale. Gli eye-trackers più moderni utilizzano inoltre un sistema di illuminazione del volto (e dunque anche degli occhi) basato su luce infrarossa (IR) o vicina all’infrarosso (NIR), per meglio delineare il contorno della pupilla e per ottenere uno (o più) riflessi, noti come “riflessi corneali” (Corneal Reflex, CR). Il vettore risultante dalla relazione (dinamica) di questi due parametri (successivamente ad una procedura detta di calibrazione) può essere utilizzato per ottenere la posizione dello sguardo rispetto ad un determinato elemento del display.
Due sono le principali tecniche di tracciamento utilizzate, qualche volta singolarmente, altre volte in combinazione: la tecnica detta “bright pupil” (“pupilla brillante”) e la tecnica detta “dark pupil” (“pupilla oscura”). Questa “esotica” denominazione discende dall’effetto che ha sulla pupilla la disposizione relativa della camera e del sistema di illuminazione. Nel caso della tecnica “bright pupil”, camera e sorgente di illuminazione sono coassiali e la luce viene riflessa dalla retina creando una illuminazione della pupilla simile a quella che si osserva quando si prende una foto con il flash (effetto “occhi rossi”). Se camera e sistema di illuminazione non sono coassiali la pupilla appare scura, da cui il termine “dark pupil”. A parte la questione “tecnica”, i due approcci hanno differenti implicazioni sulle performances del sistema di eye-tracking e differente punti di forza e debolezza: rispetto alla tecnica “dark pupil”, la tecnica “bright pupil”, creando un maggiore contrasto iride/pupille, è capace di supportare un tracking più robusto e stabile a prescindere dal colore dell’iride (il colore degli occhi, per intenderci), oltre ad essere meno influenzata da eventuali lenti correttive. Inoltre, la tecnologia “bright pupil” consente un tracking stabile a prescindere dalle condizioni di illuminazione ambientale, che possono andare dalla totale oscurità alla piena luce. Questa tecnica tuttavia mostra debolezze se utilizza in contesti naturali, essendo sensibile alle interferenze prodotte dalle molte sorgenti di luce infrarossa presenti in questa condizione.
Gli eye-trackers variano anche in quanto a capacità di compensare i movimenti del capo del soggetto (alcuni richiedono che il soggetto sia immobile, altri funzionano bene anche quando il soggetto muove il capo) e per frequenza di campionamento, che può variare da circa 30Hz a oltre 1K Hz.
Se volete approfondire andate qui http://www.srlabs.it/articles/bycategory?fil=Tecnologia&start=0

Marina Tuveri IUM

FRONTIERS OF INTERACTION III

Questo Giugno si terrà a Milano un evento particolarmente interessante: la terza edizione della FRONTIERS of INTERACTION.
Vi rimando a questo link dove potete trovare maggiori informazioni: http://81.29.209.139/ ;)
Marina Tuveri IUM

martedì 12 giugno 2007

IL MOUSE PAD SENZA IL MOUSE



Legge le nostre intenzioni sulla mano. È il nuovo mouse pad che non ha bisogno del mouse. Passandoci semplicemente la mano sopra, infatti, il nuovo tappetino sviluppato da un’azienda statunitense, registra e interpreta i nostri comandi.
Destra, sinistra, avanti o indietro, il pad intelligente legge, grazie ad alcuni sensori a infrarossi, luci e ombre che vengono provocate dai movimenti della nostra mano e muove il cursore nella giusta direzione.
Ma, se opportunamente istruito, può interpretare anche gesti più complessi, come per esempio il movimento circolare delle dita per dire “tempo di andare, salva tutto e chiudi”.
E volendo, inoltre, può anche tornare a fare il semplice tappetino: qualora ci si stancasse di usare la mano, si potrà rispolverare il caro e vecchio mouse. Anche i costi, affermano i suoi inventori, saranno abbordabili. Il pad-mouse, infatti, si basa su una tecnologia che non è all’avanguardia, visto che gli infrarossi sono adoperati in molti dispositivi per il controllo in remoto. E quindi non troppo costosa.

IL VIRTUALE SOTTO I PIEDI


Vi capita spesso di perdervi nella realtà virtuale? Forse è perché non usate le scarpe giuste…
Come quelle che hanno inventato in Giappone tre ingegneri dell’università di Tsukuba. Simili a un paio di pattini a rotelle, ma con tre ruote motorizzate, le scarpe speciali sono collegate a un computer che si porta in spalla come un zaino e che in base al movimento dei nostri piedi cambia il paesaggio sul display. In questo modo la persona ha la sensazione di passeggiare davvero in chissà quali mondi lontani anche se in realtà rimane sempre nella stessa stanza. (clicca qui per vedere come funzionano. Formato mpg 1,7 MB).
La sensazione del movimento è importante perché migliora il nostro senso della distanza e dell’orientamento. Secondo gli esperti infatti, è molto più facile orientarsi a piedi che in macchina o guidando qualsiasi altro veicolo a motore.

c'era una volta...solo una coperta?



Navigando un pò in rete mi sono accorta di questa invenzione simpatica e interessante...
Bedtime Stories, del designer Tiago da Fonseca, una coperta composta da diversi “fogli” sui quali è stampata una tradizionale fiaba della buonanotte da leggere prima di addormentarsi. Così, oltre a conciliare il sonno, si può facilmente aggiungere o togliere una “pagina” dalla libro-coperta a seconda del tepore che si vuole ottenere quando ci si infila a letto...carina no?
Melania Benedetti IUM

domenica 10 giugno 2007

GPS 3D come un videogioco!

















Ecco le nuove mappe per GPS 3D, annunciate da TeleAtlas entro luglio 2007, per una navigazione sempre più realistica e intuitiva, quasi da videogioco
Il futuro è già qui. Con le mappe TeleAtlas i produttori di navigatori GPS faranno a gara per fornire ai loro clienti uno strumento di navigazione estremamente realistico e sempre più a prova di errore. Il boom dei navigatori ha accelerato enormemente lo sviluppo di tali applicazioni, con dispositivi sempre più sofisticati, altri per tutte le tasche e altri ancora che si installano sugli onnipresenti telefonini.
Da un semplice utilizzo di percorso stradale da A a B, il navigatore satellitare è destinato a uscire dall'auto e accompagnare chiunque alla scoperta del luogo in cui si trova. L'utilizzo portatile e la grande quantità di informazioni che si possono collegare a una mappa rendono il navigatore una specie di guida elettronica la cui funzione si avvicina a quella dell'esplorazione, della ricerca informazioni su luoghi caratteristici o utili alla persona che lo sta usando.
Le rilevazioni utilizzate da TeleAtlas si basano sul percorso stradale reale, su indicazioni di terze parti, foto aeree, foto satellitari e quant'altro, fino ad arrivare alle indicazioni dei singoli utenti.
Richiesti a gran voce da produttori, consumatori e professionisti dei trasporti, questi navigatori 3D non tarderanno ad arrivare sul mercato. Il prossimo passo? Le informazioni aggiornate in tempo reale, non solo sul traffico, ma anche su punti di interesse di ogni genere, dal turistico alla manutenzione auto, uffici pubblici, banche, ecc. ecc. Buona navigazione!

Sabrina Pepe IUM

venerdì 8 giugno 2007

Ombrello satellitare che può navigare su internet


Se ti annoiano le grigie giornate piovose, ecco l'idea che fa per te: un ombrello satellitare che può navigare su internet e visualizzare immagini. E se hai poco senso dell'orientamento, fa anche da navigatore Gps, in collegamento con Google Earth. L'hanno inventato due ricercatori della giapponese Keio Uiversity Media Design. Ma occhio a dove metti i piedi...
Sabrina Pepe IUM

Auditel dei cartelloni


Saremo spiati anche qundo guardiamo i cartelloni pubblicitari, una sorta di Auditel per misurare l'audience delle affisioni.
Il sistema Eyebox2, in corso di sperimentazione, è stato ideato dalla canadese Xuuk: discretamente, fa apparire rossi gli occhi (con una sorta di effetto flash) di chi guarda il manifesto nel raggio di 10 metri; la telecamera registra e... conta gli occhi.

Dancing Robots

Sono un pò impacciati ma da questo video si può comprendere il notevole passo avanti sulla programmazione di queste macchine "umane", la possibilità di muoversi a tempo di musica lo dimostra.
Guardate:

La tecnologia Voip

La tecnologia Voip si presenta oggi come la più innovativa ed economica per quanto riguarda la comunicazione voce. Questo strumento, sfruttando la comune rete internet, non comporta particolari elevati costi, l'utilizzo poi di ripetitori a bassa frequenza come i classici wireless permette di evitare problemi logistici e di copertura. Si prevede per questo la futura obsolescenza della troppo costosa comunicazione mobile (gsm o umts).
Il video ne mostra le caratteristiche:


Fumo dalla foto


questo è un quadro. nella foto c'è una ciminiera di una fabbrica...per sembrare più reale, esce pure il fumo!
Rachele Cera, IUM

giovedì 7 giugno 2007

Le scale con con i cassetti incorporati




Navigando nei vari blog di designer ho trovato un post molto interessante relativo a delle scale con dei cassetti incorporati.


Questa immagine dei cassetti inseriti tra i gradini di una scala è stata scansionata da una pagina di Vogue Living Australia e ha fatto il giro della blogosfera in pochissimi giorni.L’idea di sfruttare lo spazio inutilizzato sotto gli scalini è piuttosto interessante, ma rimane qualche dubbio sulla pericolosità della cosa: e se sbadatamente si dovesse lasciare aperto un cassetto, ci sarebbe il rischio di inciampare e farsi veramente male...!!!

mercoledì 6 giugno 2007

Hi-tech, milioni di oggetti in pattumiera ancora non funzionanti!

Più di otto milioni di oggetti tecnologici ancora funzionanti finiscono dimenticati nelle cantine delle case degli italiani, mentre altri milioni di dispositivi sono gettati via anche se ancora perfettamente integri, con gravi ripercussioni per il patrimonio naturale. Lo rivela una ricerca realizzata da Research International per eBay in occasione della giornata mondiale per l'ambiente, per la quale sono state intervistate 1.000 persone di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Nonostante le difficoltà economiche degli ultimi anni, gli italiani manifestano ancora una certa propensione all'acquisto e alla sostituzione di oggetti tecnologici: alcuni apparecchi come forni a gas, tv, lavatrici, aspirapolvere, hanno un ciclo di utilizzo di lunga durata, cioè di circa 8 anni. La sostituzione con un elettrodomestico nuovo avviene però quando il 22% di questi dispositivi è ancora funzionante (26% nel caso degli aspirapolvere, 30% per gli Hi-fi e addirittura 35% per i forni a gas o elettrici).
In questi casi, la maggior parte degli italiani tende a tenere in casa questi oggetti oppure a disfarsene: i ricercatori di Research International hanno stimato che, visti i dati del sondaggio, circa 8 milioni di elettrodomestici a vita lunga rischiano di restare inutilizzati nelle case italiane o di finire in una discarica. Solo una piccola parte degli intervistati, meno del 2%, ha rivenduto questo tipo di oggetti, ma la percentuale potrebbe crescere di molto nei prossimi anni: l'11% prevede di fare in futuro questo tipo di scelta e il 2% si potrebbe affidare al commercio on line. Un altro tipo di dispositivi, come cellulari, lettori Mp3, Pc, hanno invece un ciclo di vita "breve", con un tempo di utilizzo medio di circa 4 anni: in questo caso addirittura il 50% degli apparecchi è sostituito quando è ancora funzionante. I telefoni cellulari, ad esempio, sono cambiati tendenzialmente ogni 3 anni, e nel 35% dei casi, sono dimenticati in casa e non sono riutilizzati. Questo significa un numero molto alto di piccoli oggetti non utilizzati che, secondo la ricerca, ammontano a circa 18 milioni. Del resto gli oggetti tecnologici diventano obsoleti in fretta e risultano di fatto inutilizzabili anche se perfettamente funzionante. Chi userebbe ancora un vecchio 386 con Windows 3.11 del 1992 o un telefonino Motorola D460 del 1997? per non parlare di un più nuovo Nokia 5150 del 2000? Non è detto che funzionante voglia dire usabile davvero.
L'indagine segnala però come, per gli oggetti a vita breve, gli italiani siano molto più disponibili a prendere in considerazione l'ipotesi della vendita: il 14,8% del campione pensa di rivendere questo tipo di dispositivi, mentre il 5,4% prevede di farlo tramite eBay e dunque tramite il commercio on line.

www.ilsole24ore.com

Martina Ulgheri

IL PARAURTI CHE EVITA GLI URTI



Guidare a stretto contatto di paraurti con l’auto che ci precede, magari a elevata velocità, oltre che proibito dal codice della strada, è sconsigliato dalle più comuni regole di prudenza e buonsenso. Eppure secondo un team di ricercatori britannici, la guida “paraurti a paraurti” potrebbe rappresentare il futuro della sicurezza stradale (anche se per il momento rimane molto pericolosa).
Alasdair Renfrew e i suoi colleghi dell’università di Manchester (in Inghilterra), da molti anni si occupano di automazione della circolazione: l’obiettivo è mettere a punto veicoli capaci viaggiare senza guidatore, organizzandosi in una fila ordinata e “comunicando” in tempo reale tra loro e contemporaneamente con la strada. Un’idea che ridurrebbe, secondo le loro stime, il numero di incidenti risolvendo anche gran parte dei problemi di viabilità. Ma cosa succederebbe in caso di guasto al sistema di comunicazione? Le conseguenze di un incidente tra auto interamente “automatizzate” potrebbero essere catastrofiche.
I ricercatori britannici hanno trovato la risposta in un paraurti intelligente ed estensibile. È un dispositivo idropneumatico, munito di sensori, che una volta montato sulla parte anteriore di ogni vettura può essere allungato fino a toccare la coda dell’auto che la precede. I sensori misurano costantemente la pressione del paraurti, determinano in questo modo la velocità della vettura davanti. Poi mandano i dati in tempo reale al computer di bordo dell'auto, che può così adeguarsi alle condizioni di marcia dell’intero convoglio, evitando pericolosi tamponamenti.
Secondo le simulazioni fatte al computer il paraurti intelligente consentirebbe di far viaggiare in sicurezza fino a 20 auto alla volta.
Attualmente i ricercatori stanno testando un prototipo in scala ridotta del dispositivo, per mettere a punto le migliori soluzioni tecnologiche prima della realizzazione di una sua versione in scala 1:1.

video-scenario PSYCO - valutazione prototipo

Il gruppo PSYCO ha realizzato lo scenario rappresentativo riferito al primo ciclo di valutazione a cui ha sottoposto il prototipo.

BUONA VISIONE....



Questa è la copertina di un libro musicale sul punk post '77, l'avreste mai detto?Il codice a barre fa parte della simbologia culturale (capitalismo, tutto è prodotto, io sono prodotto); e le scritte sono i nomi dei gruppi di cui si parla all'interno. Secondo voi non è un ottimo esempio grafico di design?Certo...è un libro ma potrebbe essere anche pensato come pagina web in cui ad ogni nome corrisponde un collegamento al sito del gruppo...cosa ne pensate?


...altro che Bad Design!

Una sveglia digitale con qualche segreto
Cosa vi sembra l’oggetto che vedete in foto?
Questa apparente sveglia digitale in realtà non vi comunica solo l’orario, ma in vostra assenza vi comunicherà anche cosa è accaduto nella stanza in cui si trovava. Si tratta di una telecamera di sicurezza in puro stile Robert De Niro nel film “Mi presenti i tuoi”, uno di quei piccoli gadget che in Italia è ancora difficile trovare.
La telecamera nascosta nella sveglia, infatti, si attiverà al primo movimento percepito e registrerà fino a 12 minuti in formato avi alla risoluzione di 320 x 240 pixel grazie alla memoria interna di 64mb, pochi ma espandibili tramite schede MMC o SD.

Sarà poi possibile, tramite il collegamento USB di cui dispone, trasferire i filmati catturati sul proprio PC.
Questo sofisticato strumento di spionaggio è in vendita a un prezzo che tradotto in moneta europea si aggira attorno ai 150€.

Nicoletta Arca (IUM)


TV, Panasonic pensa in grande
Fino a ora un plasma non aveva mai raggiunto dimensioni simili. Ci ha pensato Panasonic ad infrangere il muro dei 100 pollici presentando al CES 2006 (Consumer Electronic Show) di Las Vegas un televisore al plasma da 103″.
La sfida da vincere era quella di riuscire ad ottenere un’erogazione energetica stabile e uniforme per alimentare un’area così grande. Sembra che Panasonic ci sia riuscita egregiamente producendo questo incredibile 103″ Full HD dai colori vividi e dal nero profondo grazie al contrasto di 5000:1.

Questo splendido televisore è largo quasi due metri e mezzo! Il prezzo a cui viene proposto di circa 70.000 euro (si avete capito bene!) ne giustifica l’acquisto solo in caso di utilizzo per la visualizzazione di presentazioni durante grandi eventi o aree espositive. Avete a casa una parete libera abbastanza grande dove tenerlo?
Ritornando sulla terra per parlare di dimensioni più “umane” volevo segnalarvi la serie Panasonic Viera diversi modelli al plasma disponibili in diversi tagli: 37, 42, 50 e 65 pollici. Tutti HD Ready, tranne il 65″ che viene proposto in due versioni, una delle quali Full HD.
La tecnologia Viera garantisce immagini chiare e dettagliate grazie a un sistema di ottimizzazione del colore e di controllo della gradazione che interviene analizzando le varie zone dell’immagine. Neri più profondi, ottimizzazione delle immagini in movimento, massimo dettaglio e contrasto e un tempo di vita media del pannello calcolato intorno ai 25 anni di uso quotidiano (60.000 ore di vita), tutto questo è Viera.
Della stessa serie sono disponibili anche tv LCD da 20, 23, 26 e 32 pollici caratterizzati da un angolo di visuale molto ampio.
Tra quelle proposte, quale dimensione preferite?
Nicoletta Arca (IUM)

Chargepod, carica-dispositivi universale
Per tutti coloro che sono stanchi di avere decine di cavi e caricabatterie in giro per la propria stanza, la Callpod ha inventato un carica-dispositivi universale, che, dotato di regolatori di tensione, permette di ricaricare fino a sei dispositivi contemporaneamente.
Il Chargepod, questo il nome dell’originale caricabatterie, si presenta come una sorta di piccolo ufo, illuminato da sei led blu che indicano lo stato della ricarica, a cui vengono collegati gli adattatori per i dispositivi che saranno in vendita singolarmente e non inclusi nella confezione.

Al momento esistono adattatori per palmari, lettori MP3, cellulari, auricolari bluetooth e il video di seguito ne mostra il funzionamento.
Nicoletta Arca (IUM)

Sveglia retrò, ma con MP3!!

Quante volte avete odiato una sveglia come questa per il suo fastidiosissimo “DRIIIIIIN”?
Adesso grazie a Thanko leader nella produzione di accessori per PC, e non solo, vi sveglierete con la vostra canzone preferita che verrà riprodotta da MP3 Alarm clock.
Si chiama così questa sveglia dall’aspetto retrò, che ci fa tanto ricordare quella che abbiamo distrutto quando eravamo bambini, finalmente bella da “ascoltare”.




Il punto di forza non è la memoria (che può contenere un suono o una canzone in formato wav o mp3 di appena 50 secondi) ma l’idea. Le caratteristiche sono semplici:
Alimentazione tramite batterie (3xAAA);
porta USB per il collegamento con il PC (è garantita una compatibilità con Windows 2000/XP);
Dimensioni da vera sveglia anni ‘70 (130 x 190 x 70 mm);
La Thanko pensa anche ai più indecisi permettendo di scegliere tra i 30 suoni già memorizzati tra cui figurano un cane che abbaia, il suono di un ruscello che scorre o il canto degli uccellini. Il prezzo è commisurato alle prestazioni, con soli 20 € il nostro risveglio sarà più dolce…
Nicoletta Arca (IUM)
Nokia: presto telefonini anti-fulmini
Ognuno di noi conosce la pericolosità dei fulmini, specie per chi compie attività lavorative particolari o anche per chi è semplicemente appassionato di montagna e ama la vita all’aria aperta.
Si apprende da più fonti che Nokia ha depositato negli Stati Uniti, presso la United States Patent Application, il brevetto di un nuovo dispositivo da montare sui cellulari di prossima produzione.
La società ha dichiarato di non confermare la notizia, ma intanto sul sito della US Patent & Trademark Office è presente il documento del brevetto depositato.

L’idea, nata nei laboratori Nokia, si basa sul principio che ogni fulmine produce onde radio (comprese tra 10 Hz e 5 GHz).
Utilizzando i moduli già presenti sul cellulare (GSM, Bluetooth, Wi-Fi, radio FM) si possono individuare le onde radio prodotte dal fulmine in arrivo e, utilizzando un software, calcolare tempo e vicinanza dall’apparecchio GSM, nonché avvisare tempestivamente l’utente dell’arrivo del fulmine.
Anche il software di calcolo è frutto di ricerca della casa finlandese.
La notizia è trapelata, ma dato che Nokia non ha rilevato nulla (forse anche per tenere segreta la cosa) non si conoscono ne quando e ne come i cellulari Nokia saranno dotati di questa utile funzione.

Nicoletta Arca (IUM)

martedì 5 giugno 2007


Sono convinta che questi arredi danno senza ombra di dubbio l'idea della modernità e della semplicità ma anche un po' di tristezza e desolazione. Troppo semplice... mi deprimerebbe vivere in una casa arredata in tal modo. La casa in cui mi piacerebbe vivere deve anche comunicare qualcosa...
Masiero Giovanna
interazione IUM

E' l'ora del teletrasporto

Due team di scienziati sono riusciti per la prima volta a teletrasportare degli atomi. Si tratta di due esperimenti importantissimi.
Due gruppi di scienziati, uno negli Stati Uniti e uno in Austria, sono riusciti per la prima volta a teletrasportare alcune proprietà degli atomi. Le prime prove sperimentali di questo fenomeno risalgono al 1997, ma finora i fisici avevano applicato il principio del teletrasporto ai fotoni, cioè alle particelle di luce, mentre i nuovi esperimenti sono stati realizzati con gli atomi, che sono particelle materiali. Intermediazioni microscopiche. Ciò che i fisici chiamano teletrasporto, in realtà, è un fenomeno complicato, che consiste nel trasferire le proprietà di una particella a un'altra, tramite una terza particella mediatrice. Ciò è possibile grazie a una proprietà del mondo microscopico detta “entanglement” (intrecciamento): una correlazione molto forte che si stabilisce tra due particelle “gemelle”. Il gruppo dell'Universita di Innsbruck, in Austria, ha applicato questo principio a atomi di calcio, mentre il gruppo statunitense, del National Institute of Standards and Technology (Nist), ha teletrasportato le proprietà di atomi di berillio. Questi esperimenti, però, non saranno applicati al teletrasporto di materia, ma ai flussi di informazioni che potrebbero caratterizzare i computer dei prossimi decenni e renderli molto più veloci e potenti di quelli attuali.

UN NUOVO SENSO PER I ROBOT


Se i robot finora non hanno mai avuto un gran tatto non è certo colpa loro… Ma forse i prossimi potranno essere più sensibili.
Ravi Saraf dell’università del Nebraska con il suo team ha, infatti, sviluppato una pellicola "tattile", capace di "sentire" gli oggetti allo stesso modo di un dito umano.
Il nuovo dispositivo, sviluppato da Saraf, è una pellicola mille volte più sottile di un foglio di carta. E quando "tocca" una superficie la pressione esercitata - anche la più leggera - provoca lo sfregamento delle particelle di cadmio di cui è composta. Questo determina un passaggio di corrente e l’emissione di una luce, un effetto conosciuto come “elettroluminescenza”. Più le particelle sono pressate e più luce emettono. Infine una macchina fotografica cattura la luce, riproducendo l’immagine di quello che la pellicola ha “sentito”.
I sensori, inoltre, sono capaci di individuare i dettagli di una superficie piccola dallo spessore anche molto sottile, proprio come riescono a fare le punte delle nostre dita. Per dimostrarlo Saraf ha pressato contro il dispositivo una moneta da un centesimo di dollaro. Il risultato è stato l'immagine esatta del profilo del presidente statunitense Lincoln (e perfino le pieghe del vestito) e di alcune lettere impresse sulla monetina.
Gli scienziati sperano che oltre a rivestire i robot di ultima generazione questa particolare “pelle” un giorno possa essere usata anche per scopi medici e chirurgici.

CALORE, SUONO, ENERGIA


Un gruppo di fisici dell’Università dello Utah ha sviluppato un dispositivo per convertire il calore in suoni e poi questi in corrente elettrica. La tecnologia, a detta dei ricercatori, potrebbe essere applicata per la trasformazione delle perdite di calore in molti apparecchi.
L’apparecchio, sviluppato da Orest Symko con l’aiuto di cinque suoi studenti, sarà presentato il giorno 8 giugno all’annuale convegno dell’Acoustical Society of America, in programma a Salt Lake City. È basato, come detto, su un processo a due stadi. Per il primo, cioè quello di conversione del calore in un suono, Symko e colleghi hanno sviluppato innovativi dispositivi termoacustici – i cosiddetti thermoacoustic prime mover. Per la seconda fase, è stata sfruttata una tecnologia già consolidata, quella dei dispositivi “piezoelettrici” che convertono la pressione – in questo caso determinata dal suono che arriva sulla loro superficie – in corrente elettrica.
Il progetto di ricerca, iniziato nel 2005, è denominato Thermal Acoustic Piezo Energy Conversion (TAPEC), e ha ricevuto negli ultimi due anni un finanziamento di 2 milioni di dollari dalla US Army, che intende sfruttarne gli sviluppi per recuperare parte del calore disperso nell’ambiente dai radar o per ricavare energia sufficiente per il funzionamento dei dispositivi elettronici sui campi di battaglia. Ma si possono anche intravvedere interessanti applicazioni in campo civile: integrato in un computer, per esempio, il dispositivo di Symko potrebbe alimentare i circuiti elettronici con il calore prodotto dagli stessi.

"Che occhi grandi che hai"

A Pechino una ragazzina posa per un nuovo modello di occhiali che ingrandiscono all'inverosimile gli occhi. Guarderemmo il mondo così?

Museo della scienza a Londra

lunedì 4 giugno 2007

Dal Giappone il primo robot bambino








Dal Giappone il primo robot bambino. Si chiama CB2, ovvero Child-Robot with Biomimetic Body, assomiglia alla popolare immagine cinematografica di E.T. ed è il primo robot bambino della storia. Il nuovo prodigio della tecnica, in grado di simulare il comportamento di un bambino di 18 mesi, è stato presentato in Giappone, nell'università di Osaka.CB2 è alto 1,3 metri e pesa 33 chili. È dotato di oltre 200 sensori ottici, auditivi e tattili, che lo fanno reagire a stimoli ambientali cambiando le espressioni del viso in silicone. I movimenti, anche complessi, sono resi possibili da una cinquantina di simulatori muscolari ad aria compressa. La "paternità" dell'androide spetta ai ricercatori dell'Ente nazionale per la scienza e la tecnologia.
QUESTO è IL PROGRESSO!!!
Sabrina Pepe IUM










La creatività ha un nuovo sbocco.



Navigando in rete mi sono accorta di un nuovo blog molto interessante per i giovani designers...

Nasce il blog dedicato alla giovane creatività made in Italy: Youngdesigner.it. Infatti se avete meno di 35 anni e siete designer di prodotto ma anche di gioielli, di scarpe e accessori, oppure giovani stilisti alle prese con le prime collezioni, potete inviare i vostri prodotti già realizzati o ancora in cantiere a www.youngdesigner.it e li vedrete presto pubblicati. Nuove possibilità di sviluppo per la creatività dei giovani talenti italiani.

Melania Benedetti

Design e riciclaggio:un connubbio utile e possibile!



Che cosa c'entra la raccolta differenziata con il design? Nel video viene intervistato l'architetto Marco Capellini, ideatore e curatore della mostra internazionale dedicata all'eco-design. Molti prodotti realizzati in plastica, vetro, legno, cartone ed alluminio interamente riciclati sono già realtà: belli ed ecologici!Tutto sui Saloni del Mobile 2007 nel sito di donnamoderna.com

quando il design si combina al rispetto e alla salvaguardia dell'ambiente!

Melania Benedetti

L’esempio della Domotica.


La Domotica è la cosiddetta casa intelligente. È un sistema che permette di far funzionare la casa in modo quasi autonomo.

Per poter segnalare i tipi di distanza che si potrebbero incontrare, utilizzando questo sistema, immaginiamo che un bambino si trovi all’interno di una casa con questo tipo di impianto, e debba accendere la luce in una stanza.

La prima cosa che fa è quelle di cercare l’interruttore per poter accendere la lampadina, e si rende conto che in realtà l’interruttore non c’è. A questo punto si trova di fronte alla prima distanza, e cioè quella che intercorre tra l’azione che si vuole svolgere e l’intenzione, questa viene definita distanza semantica.

Ipotizziamo quindi che al bambino sia stato detto che per poter accendere la luce occorra solamente battere due volte le mani. Il bambino esegue l’operazione, ma il battito di mani è troppo debole per poter essere percepito dai sensori, e la luce non si accende. A questo punto il bambino incappa in un altro tipo di distanza, e cioè quella referenziale, perché il soggetto sa che per poter effettuare quell’azione deve compiere un determinato gesto, ma non lo compie in maniera corretta.

Longobarda

Nanomotori che non si vedono

Non arriverà mai sulle strade, ma una macchina più piccola del nostro Dna è stata realizzata per dimostrare le meraviglie delle tecniche di costruzione a scala nanometrica.
L'automobile messa a punto da Jim Tour e dai suoi colleghi della Rice University di Huston (Texas), non potrà mai affrontare né le sabbie del deserto né gli sconnessi sentieri di montagna, perché è lunga solo 4 nanometri. Piccola ma ricca di optional. La microscopica vettura, formata da un telaio e da 4 ruote ma così piccola da poter essere parcheggiata sulla punta di un capello, è stata realizzata alla fine del 2005 assemblando tra loro delle molecole organiche opportunamente costruite. Il veicolo, pur essendo privo di motore, si poteva muovere su una superficie ricoperta d'oro, grazie all'applicazione di un campo magnetico, che permetteva di attrarre il nanometrico mezzo nella direzione voluta.I ricercatori texani hanno però recentemente messo a punto un motore molecolare alimentato dalla luce, che consente alla vettura di muoversi in completa autonomia. E' composto da una coppia di molecole di carbonio unite tra loro che, se illuminate da un fascio luminoso di una specifica lunghezza d'onda, iniziano a ruotare in una ben precisa direzione: si tratta in pratica di una quinta ruota che, girando, provoca lo spostamento di tutto il veicolo.Perfetta… in teoria! Al momento i ricercatori sono riusciti a dimostrare il funzionamento del nanomotore solo osservando, grazie a una risonanza magnetica nucleare, il movimento degli ioni di idrogeno intrappolati al suo interno. Tour e i suoi colleghi stanno ora cercando di mettere a punto un sistema per fotografare il loro prototipo in movimento: i normali microscopi a scansione non possono infatti essere utilizzati, perché per lavorare correttamente hanno bisogno di una base metallica che comprometterebbe il funzionamento del motore molecolare. Obiettivo finale della ricerca è quello di realizzare dei nanocamion in grado di trasportare i materiali molecolari necessari alla realizzazione di vari tipi di nanostrutture.

Una centrale elettrica nel telefonino


Addio batterie da ricaricare. Presto cellulari, computer e lettori MP3 potrebbero essere alimentati da centrali elettriche in miniatura.
Nel prossimo futuro computer portatili, telefonini e lettori MP3 potrebbero venire alimentati non più da costose batterie o celle a combustibile dalla modesta durata, ma da molto più efficienti turbine a gas grandi quanto una moneta da 10 centesimi di euro, in grado di produrre corrente come delle vere e proprie centrali elettriche in miniatura. La rivoluzionaria tecnologia è stata recentemente sviluppata nei laboratori del MIT da un team di ricercatori guidati da Alain Epstein, che ha lavorato a questo ambizioso progetto per oltre dieci anni. La microcentrale elettrica è costituita da un compressore, da una camera di combustione e da una turbina realizzati su piastre di silicio chiamate wafer, assemblate poi una sopra l'altra. Un apparato completo è formato da sei wafer uniti insieme. Quando girano le pale… una miscela di aria e combustibile viene accesa nella camera di combustione, e il calore generato mette in rotazione la turbina a una velocità di circa 20.000 giri al secondo (100 volte più veloce rispetto alla turbina di un jet). Un microgeneratore collegato alla turbina è in grado di produrre 10 watt di energia e il raffreddamento dell'impianto è garantito da un getto di aria, proveniente dallo stesso compressore, che mantiene costante la pressione nella camera di combustione. Ad oggi le componenti dell'impianto sono state testate singolarmente e tutto sembra funzionare: entro la fine dell'anno i ricercatori assembleranno le prime microcentrali e ne misureranno le performance. Piccolo e perfetto Uno dei punti critici di questa tecnologia è la resistenza dei materiali: ogni microcentrale deve essere realizzata in un unico pezzo di silicio, che solo se atomicamente perfetto può garantire la necessaria robustezza. Un errore di un solo micron nella realizzazione delle componenti rende inutilizzabile l'intero apparato. Secondo Epstein un dispositivo di questo tipo può fornire una quantità di energia elettrica dieci volte superiore rispetto a quella fornita dalla più sofisticata batteria attualmente in commercio.

Il segreto dell'invisibilità


Non si può indossare e in realtà somiglia più a una piccola ruota che al mantello di Harry Potter. Ma il nuovo dispositivo, sviluppato alla Duke University, promette di fare “magie”, facendo sparire gli oggetti. Per ora l’apparecchio è ancora in fase sperimentale e il cilindro posto al suo interno e destinato a sparire dalla vista dei ricercatori, durante i primi test non è scomparso del tutto, ma solo in parte. David Smith che ha guidato la ricerca e i suoi colleghi però, si dicono comunque molto soddisfatti. Il nuovo metamateriale - un materiale artificiale con proprietà elettromagnetiche che non esistono in natura – di cui è composto il dispositivo, ha dimostrato di poter “deviare” le microonde elettromagnetiche che rendono visibili gli oggetti. Le microonde, rimbalzando sull’oggetto, infatti, anche se non si vedono a occhio nudo (le loro frequenze possono essere registrate solo con apposite apparecchiature), ci permettono di vedere gli oggetti. Il dispositivo di Smith riesce a deflettere queste microonde, facendole riflettere da un’altra parte. In questo modo le microonde si comportano come l’acqua che passa intorno a una roccia: non la trapassa, ma la circonda rendendo l’oggetto invisibile.

La carta che si stampa e si cancella da sola


Anche nei più piccoli gesti quotidiani bisognerebbe sempre stare attenti a quello che si fa. Acquistare risme di carta riciclata al 100% (quella ricavata completamente dalla raccolta differenziata e che non subisce alcun inquinante processo di decolorazione o sbiancamento) aiuta a rispettare maggiormente l’ambiente che ci circonda. Ciò non toglie che lo spreco di grosse quantità di carta sia tuttora una triste realtà. Alcuni scienziati però, potrebbero aver risolto in parte questo problema. "Verba volant, scripta manent": recita così un antico detto latino per cui “le parole volano ma gli scritti rimangono”. L’équipe di ricercatori della Xerox è riuscita a sfatare questo proverbio creando la prima carta che si cancella da sola. Ma com’è possibile che questo avvenga? Questo foglio speciale è stato creato con dei composti che, bombardati con determinate quantità di onde luce, cambiano colore nei punti in cui sono stati colpiti. Quindi maggiore è la luce proiettata in un punto, maggiore sarà la colorazione, che darà così vita all’immagine sulla pagina. Per poter stampare su questa speciale carta il PARC (Palo Alto Research Center) ha costruito il prototipo di una stampante a getto di “luce” la quale, invece di stampare il foglio con inchiostro, lo inonda con fasci di luce che imprimeranno solo temporaneamente l’immagine desiderata. Infatti, il soggetto stampato sulla Erasable Paper, svanisce totalmente nel giro di 16-24 ore, permettendo così il riutilizzo dello stesso foglio. Non è un caso se i ricercatori della Xerox hanno ideato questa sorta di carta “simpatica”. Osservando proprio l’enorme spreco di questo prodotto che avviene quotidianamente negli uffici, in cui 2 pagine su 5 di quelle stampate vengono cestinate dopo una sola visione, hanno deciso di creare un foglio che potesse durare nel tempo ed essere riutilizzato più volte, limitando così l’inutile consumo di un materiale ricavato da preziose risorse come alberi e acqua.

DESKTOP TWO


Le tecnologie hardware oggi disponibili e le sempre migliori opportunità di connessione a larga banda stanno accrescendo l'interesse verso nuove ed impensate soluzioni. In realtà tali nuove iniziative vengono alimentate da un sempre più pervasivo utilizzo del pc non solo in ambito lavorativo: per taluni poter contare sui propri contatti in MSN è divenuta un'operazione indispensabile.
Per chi non vuole avere sempre notebook o palmare appresso vi sono svariate opzioni: chiavette usb con sistemi operativi minimali, generalmente basati su soluzioni Linux, o soluzioni simili più o meno evolute. Con l'avvento delle applicazioni web 2.0, delle tecnologie AJAX e di questo nuovo filone emergente si affacciano però anche nuove ed interessanti opportunità. Procediamo però con cautela spiegando in primis cosa si intende per web 2.0 e AJAX.
Le tecnologie AJAX, acronimo di Asynchronous JavaScript and XML, permettono di realizzare delle applicazioni web based e cioè fruibili attraverso un semplice browser internet: nulla viene installato in locale ma per poter utilizzare tali funzionalità è necessario disporre di una connessione internet. L'indiscutibile vantaggio però consiste nel fatto che sul sistema locale non viene installato nulla e, soprattutto, tali applicazioni sono fruibili da una qualsiasi postazione internet.
Esempi di applicazioni simili sono oggigiorno assai diffusi: dal famoso e primitivo Writely alle altre molte soluzioni proposte a piè sospinto da Google ma anche Microsoft con il progetto Live dimostra interesse. Il coinvolgimento di colossi simili conferma che il settore è promettente e merita di essere debitamente controllata in futuro.
Per il momento le cosiddette applicazioni web based sono abbastanza diffuse ma il vero traguardo, probabilmente, è la possibilità di fruire via web di una sorta di sistema operativo con applicazioni e dati disponibili da un semplice browser.

Caccia al fantasma previsto da Einstein



Inaugurato Virgo, il più grande interferometro europeo. Obiettivo: captare onde gravitazionali, ipotizzate da 91 anni ma mai osservate
Il quartetto è ora al completo, con l'inaugurazione di Virgo, l'interferometro italo-francese posizionato subito fuori Pisa, a Cascina, nell'osservatorio Ego. La super antenna, larga quanto mezzo pianeta e in grado di captare le onde gravitazionali si unisce infatti agli altri tre strumenti già posizionati su punti diversi del pianeta (uno in Germania, ad Hannover, e due negli Stati Uniti, in Lousiana e nello Stato di Washington) per portare avanti un ambizioso progetto: catturare le perturbazioni nate all'origine del nostro universo che giungono ancora oggi fino a noi. Una squadra d'azione valutata 400 milioni di euro, composta da più di 800 ricercatori collegati tra loro.
Virgo, il più grande interferometro europeo, come gli altri suoi “colleghi” ha una struttura dalla geometria semplicissima: due tunnel lunghi tre o quattro chilometri disposti perpendicolarmente. Ad una delle estremità è posizionata una sorgente laser che emette un fascio di luce che rimbalza avanti e indietro nel tunnel attraverso un sistema di specchi. L'eventuale presenza di un'onda gravitazionale spingerebbe i fasci di luce verso un rivelatore posto all'estremità opposta del tunnel.
Una volta in trappola si potrebbe finalmente studiarne la struttura e la sua origine nel cosmo. Finora infatti questi deboli segnali provenienti dal collasso di grandi stelle o dai buchi neri, previsti dalla teoria di Einstein 91 anni fa, non sono mai stati osservati. L'avvio dell'esperimento europeo, frutto di collaborazione tra l'Infn italiano e il Cnrs francese, costato 78 milioni di euro, è stato celebrato ieri in una conferenza stampa: “Questa collaborazione internazionale – ha detto Sergio Bertolucci, vicepresidente dell'Infn- dimostra l'importanza strategica dell'investimento nella scienza di base. Senza questo tipo di ricerca, nessuna società può restare a lungo competitiva”.

Molecole che cambiano colore nel futuro del computer

Una piastrina di plastica di circa sei centimetri per dodici, di colore violetto, potrebbe rappresentare il primo passo verso la realizzazione di dispositivi di memoria per computer dalla densità di un miliardo di gigabyte su singolo microchip. La piastrina, inventata da Azzedine Bousseksou, direttore del team di ricerca sulle proprietà fisiche molecolari del Laboratorio di Chimica di Coordinazione di Tolosa, ha la particolare proprietà di passare dal colore viola al bianco semplicemente se scaldata con un phon per poi ritornare rapidamente del colore iniziale a temperatura ambiente. “Questo particolare effetto-memoria che permette alle molecole della vernice di tornare del loro colore originario”, ha spiegato Bousseksou, “può essere sfruttato per realizzare dispositivi di memoria che immagazzinino un bit per ogni molecola. Chip realizzati con questa tecnologia di nanolitografia possono consentire densità altissime anche per il ridottissimo spazio necessario tra una pista e l'altra degli elettrodi che raggiungono ogni singola molecola; rispetto ai chip tradizionali, la dimensione di queste piste può essere ridotta fino a 60 nanometri”. Oltre che per i chip di memoria, continua il ricercatore,la stessa tecnologia molecolare può essere utilizzata “per realizzare transistor, diodi, eccetera”. Il principio fisico consiste nella transizione di spin indotta con una variazione termica che provoca il trasferimento di due elettroni da uno strato all'altro. L'applicazione a livello industriale dovrebbe arrivare entro una decina d'anni, ma un'intensificarsi della ricerca potrebbe determinare un'accelerazione. Sono già stati stabiliti contatti con grandi industrie del settore, come la Motorola.

In commercio il primo computer quantistico


Arriva il primo computer quantistico sul mercato. A portarlo la start-up canadese D-Wave Systems. Secondo Scientific American, l’elaboratore, presentato al Computer History Museum della California, costituisce un grande passo avanti nell’era dei computer quantistici, realizzato con decenni di anticipo rispetto alle previsioni.
Se il computer tradizionale funziona in base al sistema binario dove un bit può valere 0 o 1, in un elaboratore quantistico l’unità di misura è il qubit. Grazie a questo tipo di elaboratori si possono sfruttare le proprietà quantistiche delle particelle, usate per rappresentare strutture di dati. Così, il meccanismo della meccanica quantistica può consentire di eseguire operazioni su tali dati, raggiungendo velocità di calcolo oggi impensabili. Se infatti con tre bit si può codificare un numero tra 0 e 7, con tre qubit si possono immagazzinare tutti i numeri da 0 a 7.
D-Wave Systems ha introdotto un metodo originale nella costruzione di computer quantistici, utilizzando dei sistemi a superconduttori, speciali circuiti a temperature vicine allo zero assoluto. In questo modo è possibile creare degli stati quantistici che possono essere usati come qubit. Al momento l’azienda ha realizzato una versione di elaboratore quantistico a 16 qubit ottenuto dall’elemento superconduttore niobio.
Durante la dimostrazione, gli operatori di D-Wave hanno agito a distanza sul computer, situato nella Columbia Britannica, da una tastiera in California. Sono stati assegnati al dispositivo tre problemi da risolvere: ricercare strutture molecolari, creare un complicato progetto di posti a sedere e risolvere un Sudoku. Geordie Rose, uno dei fondatori di D-Wave, afferma di voler sottomettere i risultati ottenuti alla peer review di una rivista autorevole. L’azienda vuole rendere disponibile il prototipo on-line gratuitamente, in modo da accrescere l’interesse. Gli utenti potrebbero inserire un problema da risolvere e il computer invierebbe la soluzione dal Canada. Al momento, sostiene sempre Rose, il dispositivo è più lento di un computer domestico a buon mercato, ma prevede che per la fine dell’anno prossimo possa uscire una versione più veloce a 1000 qubit.

La connessione del futuro è infrarossa


La connessione del futuro è infrarossa
L'unica parte dello spettro elettromagnetico non ancora usata permetterà comunicazioni wireless mille volte più veloci rispetto alle fibre ottiche.
L'ultima parte dello spettro elettromagnetico non ancora utilizzata dalle telecomunicazioni potrebbe essere la chiave di accesso per le connessioni Internet del futuro. Secondo uno studio dell'università dello Utah, pubblicato su Nature, è possibile sfruttare le frequenze dell'infrarosso lontano – le cosiddette radiazioni terahertz – per trasferire informazioni wireless mille volte più velocemente di quanto oggi avviene con le fibre ottiche (che usano la luce visibile vicina agli infrarossi) e diecimila volte più velocemente delle microonde impiegate da cordless e cellulari.
“Abbiamo trovato il modo di manipolare una forma di radiazione infrarossa non ancora utilizzata. Nel futuro potremmo usarla per comunicazioni ad alta velocità e corto raggio tra computer, ma anche per costruire dispositivi in grado di rilevare armi chimiche o biologiche nascoste”, ha detto Ajay Nahata, professore di ingegneria che ha seguito lo studio, insieme al fisico Valy Vardeny.
Per spiegare meglio la scoperta, si può immaginare di far passare un fascio di luce attraverso uno scolapasta, in cui i fori rappresentano il 20 per cento della superficie. Normalmente, passerebbe solo il 20 per cento della luce, quindi. I ricercatori statunitensi sono riusciti a farla passare quasi tutta, utilizzando nell'esperimento radiazioni dell'infrarosso lontano e una sottile lamina di acciaio bucherellata secondo la struttura semiregolare dei quasicristalli. Mentre gli atomi nei cristalli sono disposti in modo regolare, secondo uno schema che si ripete in modo ordinato, i quasicristalli hanno una struttura meno ordinata, ma mostrano uno schema su un'area più grande. Cristalli e quasicristalli sono in grado di flettere e scomporre la luce e altre onde elettromagnetiche.
La trasmissione della luce infrarossa lontana era già stata realizzata sui cristalli, ma con la trasmissione anche di altre frequenze indesiderate. In questa ricerca, invece, si è riusciti a selezionare soltanto il passaggio della luce infrarossa lontana attraverso i fori, mentre inclinando la lamina la luce non passa affatto: e questo potrebbe diventare il segnale on/off, corrispondente al codice digitale 0-1. Gli studiosi sono convinti di poter costruire un interruttore che effettui oscillazioni con frequenza di un terahertz per comunicazioni wireless superveloci su brevi distanze. (da.c.)

IL COMPUTER 007



È stato brevettato in USA Rightdot (http://rightdot.com/index.php?option=com_content&task=view&id=16&Itemid=33) un sistema che permette di identificare i siti web dai tentativi di imitazione.
James Grossman è l'inventore di questo sistema che permetterà ai motori di ricerca di definire un'impronta digitale dei siti web.
Rightdot consentirà ai motori di ricerca di analizzare, distinguendo e rilevando: caratteristiche grafiche, foto, file video o audio, loghi e magari implementare un codice specifico, in modo da dare un'impronta univoca ad ogni sito.
Questo porterà ad una ricerca più sicura e più precisa per l'utente finale.

AUTOPSIA VIRTUALE

Grazie a un raffinamento delle apparecchiature tomografiche, è in arrivo anche l'autopsia virtuale.Informatica e realtà virtuale entrano sempre più massicciamente nel mondo della medicina.
Ricercatori dell'Università di Calgary hanno creato il primo modello virtuale computerizzato del corpo umano in 4D. CAVEman, come è stato battezzato il modello, è alloggiato in CAVE, una stanza cubica in cui il corpo fluttua nello spazio, creato da quattro proiettori collocati in tre pareti e nel pavimento.

"Sei anni fa abbiamo costituito un team di informatici, biologi, matematici e artisti - ha detto Christoph Sensen, direttore del Sun Center of Excellence for Visual Genomics dell'Università di Calgary (http://www.visualgenomics.ca/) - con lo scopo di costruire un modello completo dell'uomo, con una risoluzione dieci volte superiore a qualsiasi altro modello esistente. E abbiamo raggiunto lo scopo.

"Questo atlante del corpo umano, realizzato sulla base delle più aggiornate acquisizioni anatomo-fisiologiche, è in grado di riprodurre il funzionamento di tutti gli organi. Può essere osservato in dimensioni reali o in scala ingrandita a piacere. "E possiamo evidenziare tutti o solo alcuni componenti del modello in qualsiasi momento" aggiunge Sensen.

CAVEman, per la cui messa a punto sono state utilizzate anche le banche dati genetiche, è progettato per aiutare, oltre che gli studenti di chirurgia, anche i ricercatori di genetica: "Questa tecnologia è uno strumento potente per le mie ricerche - ha detto Benedikt Hallgrimsson , genetista dell'Università di Calgary - relative allo studio di come certe mutazioni conducono a problemi di sviluppo, come per esempio il labbro leporino e la palatoschisi."

Nel frattempo, dopo una serie di test, i ricercatori della Uniformed Services University (http://www.usuhs.mil/) a Bethesda hanno annunciato che sono pronti a sostituire, almeno in molti casi, le autopsie tradizionali, con autopsie virtuali, condotte utilizzando la tomografia multidetector (MDCT), che consente un'accurata indagine del corpo in tutti i casi in cui l'autopsia non è eseguibile, crea gravi problemi religiosi, o ci si trova a dover compiere un numero molto elevato di perizie, come in caso di disastri o attentati.

Inoltre, osservano i ricercatori, l'autopsia virtuale ha il vantaggio di non distruggere eventuali prove, come può succedere per l'autopsia reale, o indirizzare con maggiore accuratezza la ricerca dei riscontri anatomo-patologici.
Chi volesse saperne di più consulti "Le Scienze" online.

IL COMPUTER LEGGI EMOZIONI

Uno psicologo americano ha memorizzato nella macchina
le espressisoni di 100 mila volti umani, classificando i sentimenti. Il computer leggi-emozioni ci scruterà in fondo all'anima. Aiuterà psicologi e poliziotti, oltre al marketing.

SAN FRANCISCO - Si chiama "informatica affettiva", è la rivoluzione nata nei centri di ricerca della California dove si costruisce il primo computer dotato d'intelligenza emotiva. Ci promette un futuro migliore - aiuterà i medici nella diagnosi precoce della depressione, per esempio - ma potrebbe renderci la vita infernale: il marketing delle aziende spierà le reazioni segrete del consumatore di fronte ai prodotti del supermercato; a vostra insaputa il datore di lavoro vi controllerà le emozioni, conoscerà ogni fragilità psicologica.

Il nuovo trend tecnologico dell'informatica affettiva ha riformulato radicalmente il concetto di intelligenza artificiale. Gli scienziati che costruiscono questi computer non si accontentano più di umiliare il cervello umano sul terreno della potenza di calcolo, della velocità nel risolvere problemi scientifici complessi: qui l'homo sapiens ha già perso la gara da tempo. Le macchine pensanti, pur dotate di una micidiale superiorità logica, sembravano però impotenti di fronte a un'altra sfida: capire i sentimenti, decifrare le motivazioni del comportamento umano. Era un limite grave. Talmente razionale da risultare ottuso, il computer restava escluso dalla sfera degli affetti, della psicologia, quindi gli sfuggiva la comprensione delle relazioni sociali e perfino dei grandi problemi internazionali (come decifrare il conflitto Israele-Palestina senza introdurre elementi di irrazionalità?).

Grazie ai progressi dell'informatica affettiva, questi limiti appartengono ormai al passato. Giorno dopo giorno, i segreti delle emozioni umane si stanno aprendo all'assalto dei computer. Ha cominciato a tradirci il volto, "finestra dell'anima" tutt'altro che impenetrabile. Uno degli scienziati di punta in questo campo è Javier Movellan, 41enne psicologo di origine spagnola, da anni impegnato nella ricerca alla University of California San Diego. La sua squadra di scienziati ha già studiato e catalogato elettronicamente più di 100.000 volti umani "in azione", scomponendo ogni singola espressione in minuscoli segmenti di movimenti dei muscoli facciali, spostamenti degli occhi e della bocca, rughe della fronte. Il computer ha scannerizzato fino a 30 immagini del volto per secondo, ha immagazzinato in una banca dati milioni di miliardi di immagini e informazioni. Ricomponendo quei dati è già in grado di identificare centinaia di modi complessi di esprimere la gioia o la rabbia, la tristezza o la curiosità: ben presto comincerà a capire sentimenti che vogliamo nascondere. Dal Golem della leggenda ebraica a Pinocchio, dal Robot di Karel Capek a Frankenstein, è un mito antico della nostra cultura che diventa realtà: la trasformazione dell'oggetto in essere; la macchina con un'anima.

Il vero pioniere dell'informatica affettiva è Hal, il supercomputer che dirige l'astronave in "2001 Odissea nello spazio", il romanzo di fantascienza di Arthur C. Clarke portato sugli schermi di Stanley Kubrick nel 1968. Hal era dotato di qualità psicologiche: etica del dovere, intuizione, capacità di interpretare le vere intenzioni dei suoi umani compagni di viaggio, infine l'angoscia di fonte alla propria morte. Fu uno dei primi a fare il grande salto: dall'intelligenza logica e matematica dello schiavo utile, all'intelligenza emotiva che può portare alla parità con l'uomo. La pagò cara.

Nel laboratorio californiano di Movellan, l'uomo è stato già sconfitto in almeno una occasione. Chiamato a distinguere maschi e femmine, tra una serie di volti da cui erano stati cancellati tutti gli indizi di natura "culturale" (i capelli lunghi o corti, il trucco, orecchini o collane, ecc.), il computer è stato più perspicace. È un piccolo esempio rivelatore di una verità importante: a noi la cultura e la storia ci aiutano ma ci fanno anche da velo, il computer può astrarre più facilmente dalle convenzioni. Ci siamo cullati a lungo nell'illusione che solo chi prova delle emozioni in proprio può capire la psiche altrui. Gli scienziati dell'informatica affettiva cominciano a sospettare il contrario: per capire l'animo dei nostri simili, siamo spesso handicappati dalla nostra stessa emotività. I pregiudizi, le simpatie e antipatie, le personali nevrosi fanno di noi degli interpreti raramente affidabili della psicologia umana. La macchina è meno fragile.

All'origine di questa rivoluzione tecnologica c'è un lavoro avviato nel 1970 dalla facoltà di medicina di San Francisco per scomporre e classificare le espressioni facciali del volto umano: come tanti tasselli di un mosaico infinitamente più complesso, sintomi di stati d'animo ed emozioni. Ai sorrisi e agli sguardi, si è passati ad aggiungere una gamma più ampia di segnali espressivi come il tono della voce e la gestualità delle mani. Trent'anni di ricerche hanno dato una formidabile "mappatura" delle espressioni umane a disposizione dei nuovi supercomputer. Un passo successivo ha consentito di incrociare queste apparenze esterne con altri indicatori: la pressione del sangue, il ritmo del respiro, la conduttività elettrica misurata nei piedi. Sono tecniche sperimentate nei lie-detector, le "macchine della verità" usate con crescente precisione negli interrogatori della polizia americana (quando l'imputato vi acconsente). Già oggi, nell'80% dei casi il computer "affettivo" risale con precisione dagli indizi esterni agli stati emotivi come la gioia o la paura. Intelligente lo era già: ora comincia ad essere sensibile. È una promessa o una minaccia?
L'industria informatica americana spera che da queste ricerche si apra un formidabile mercato: per vendere computer psicoterapeutici, insegnanti, consiglieri, strateghi. Le applicazioni mediche sembrano fra le più promettenti. Nella diagnosi di molte patologie psichiche il computer è già in fase di test. Certi sintomi della schizofrenia - come una divaricazione sistematica fra sentimenti ed espressioni - potrebbero essere individuati dalla macchina prima che dallo psichiatra. E forse i due potrebbero imparare a lavorare insieme, integrando le proprie qualità complementari. Sempre che il computer affettivo non si riveli invidioso e individualista.
Toyota e Sony lavorano ad un'altra applicazione, montata sul modello sperimentale di automobile Pod. Il computer intelligente integrato nell'auto "riconosce" stati d'animo pericolosi del guidatore (affaticamento, nervosismo, aggressività) e prende le sue contromisure: suona musica distensiva, accende il condizionatore d'aria, o addirittura rallenta e parcheggia.

Ma ci sono applicazioni inquietanti. Messi a disposizione del marketing, i computer affettivi usati nei focus group rivelerebbero non solo quello che il consumatore dice di un nuovo prodotto, ma anche i suoi sentimenti più profondi. Se l'intelligenza emotiva penetra nel pc che usiamo tutti i giorni, per i datori di lavoro l'intrusione nella privacy dei dipendenti non avrà più limiti. Figurarsi poi lo stress di chi dovrà affrontare un colloquio per l'assunzione di fronte a due esaminatori: uomo più macchina. E che dire dell'uso di questi computer in mano alla polizia? Gli scienziati californiani sono convinti di essere alla vigilia di una rivoluzione industriale almeno altrettanto importante di quella dell'Ottocento. Allora molti furono sconvolti di fronte alle macchine che potevano sostituire il loro lavoro. Oggi anche il nuovo contratto sociale che lega il computer-schiavo all'uomo potrebbe saltare, sottoponendoci a un tremendo shock culturale.

IL NAVIGATORE ANTI INGORGHI

Una società belga lancia un dispositivo capace di incrociare i dati del traffico del momento con le mappe per arrivare a destinazione.

BOSTON (Stati Uniti) – Venerdì, tardo pomeriggio, rientrare a casa dopo l’ultima giornata lavorativa della settimana. E non arrivare mai, a causa del traffico. Oppure, mattina presto, al volante della propria auto, nel panico perché si è in ritardo per la riunione col capo. Scenari consueti, che coinvolgono chi utilizza la macchina per gli spostamenti quotidiani. Di recente, però, i navigatori aiutano a ottimizzare i percorsi. E sono sempre più efficaci in questo loro scopo. Tele Atlas, un’azienda belga che produce mappe digitali e contenuti per navigatori, ha inserito un software che raccoglie dati sulla circolazione all’interno delle proprie mappe. Si tratta di un sistema integrato che è in grado di identificare non tanto la strada più corta da percorrere – in termini di distanze – quanto quella meno congestionata, e dunque più scorrevole.
UN TASSISTA ESPERTO – Un po’ come avere a disposizione un tassista rodato che sa quale strada evitare per arrivare al più presto a destinazione. Il software relativo al traffico è stato sviluppato da Inrix, una startup di Kirkland, sobborgo di Seattle, nello stato di Washington. Si basa sia su informazioni in tempo reale – sfrutta i sensori stradali del Dipartimento dei trasporti e un sistema Gps – sia su informazioni storiche, a fini predittivi. Inrix ha infatti raccolto due anni di dati sulla mobilità delle strade americane. Miliardi di dati che originano previsioni di scorrimento in base al momento (ora del giorno e giorno della settimana) in cui si sta attraversando una certa città.
RISPETTO DEI LIMITI – Il tutto è incorporato nelle mappe. Significa che, una volta inserito nel navigatore il punto di partenza e il punto di arrivo del proprio tragitto, l’apparecchio crea un algoritmo di percorso e indica quali sono le vie meno trafficate e quelle più intasate, nonché l’itinerario migliore. Il sistema, per fare le proprie stime, tiene inoltre conto dei limiti di velocità di ogni zona e copre le strade del territorio statunitense per oltre un milione e mezzo di chilometri. Non è il primo del suo genere, poiché esiste un prodotto simile sviluppato da LandSonar, un’azienda di San Francisco, ma al momento è quello che garantisce maggiore copertura.

TORRE DI BABELE


Un vero e proprio doppiatore personale, in grado di rielaborare in tempo reale le parole pronunciate in una lingua e tradurle, con voce sintetizzata, in un'altra lingua.
La rivoluzionaria tecnologia che potrebbe cambiare l'utilizzo dei traduttori simultanei è in fase di perfezionamento: per ora esistono due prototipi elaborati dai ricercatori della Carnegie Mellon University, che hanno ribattezzato la loro invenzione "tower of Babel", la "torre di Babele".
"Tower of Babel" non è un semplice traduttore basato sul riconoscimento vocale da parte di un software delle parole pronunciate dall'utente. Lo strumento pensato dagli studiosi inglesi è in grado, attraverso degli elettrodi sistemati sul viso e sul collo, di riconoscere i movimenti del volto quando si pronuncia una parola.
A questo punto un software rielabora le informazioni e le rimanda con la corretta traduzione in un'altra lingua. Il risultato è che la persona che utilizza il software, anche completamente a digiuno della lingua del suo interlocutore, può comunicare in tempo reale grazie alla voce sintetizzata.
Per il momento l'uso della "torre di Babele" è limitato: le due versioni esistenti - per le traduzioni dall'inglese a tedesco e spagnolo, e dal cinese all'inglese - hanno a disposizione circa 200 vocaboli, e l'attendibilità della traduzione è attorno all'80%.
Ancora poco per definirsi uno strumento indispensabile per chi va all'estero, ma le prospettive sembrano decisamente interessanti.

domenica 3 giugno 2007

The Video Bay è lo You Tube pirata


La differenza evidente con il popolare sito di video sharing, sarà la totale assenza di censura, di carattere morale o politico, e senza alcuna limitazione di copyright. Sarà la community stessa ad avere il potere di moderazione sui contenuti. Sarà la community stessa ad avere il potere di moderazione sui contenuti.

The Pirate Bay, popolare sito e tracker di riferimento della comunità di file-sharing BitTorrent, ha annunciato tramite il suo blog ufficiale la prossima apertura di un nuovo "sito di video streaming" simile al popolare YouTube, ma senza alcun tipo di "censura" sui contenuti.



Dispositivo elettronico "LUNA PIENA"



Guardate un po' cosa hanno inventato i genii asiatici! Siamo in un semplice palazzo, probabilmente con numerosi appartamenti, e nell'ingresso si può vedere una sorta di "full moon artificiale", una vera e propria bacheca in cui i condomini possono registrare quello che vogliono, come avvisi, comunicazioni, curiosità all'interno del palazzo. Con un cartellino di riconoscimento il dispositivo interagisce con l'uomo: ad esempio, in questa situazione, la ragazza che arriva in un secondo momento aveva registrato in precedenza un messaggio, in cui avvisava che alcune bici, parcheggiate fuori dal palazzo, erano state rubate. Ogni condomine è messo al corrente di ciò che succede e può, a sua volta, registrare tutto ciò che vuole. Ritengo sia davvero una bella trovata! Nel mio palazzo utilizzano i primi fogli che capitano per lasciare gli avvisi sulla porta che da sul retro...

Una tavoletta/schermo con cui interagire


Leggera e ad alta risoluzione...Inutile dire che utilizzare un dispositivo del genere corrisponde al realizzarsi di un sogno: eseguire schizzi, disegni a mano libera, tracciare contorni, disegnare forme d'onda direttamente sullo schermo rappresenta un approccio totalmente coinvolgente che si realizza con una normale tavoletta. Si chiama "WACOM CINTIQ" e si usa come una lavagna dove la penna è "una bacchetta magica". Viene collegata al computer, a qualsiasi Mac in commercio e anche ai piu' vecchi: basta installare i driver disponibili e il gioco è fatto. Su Windows e' disponibile un software per il riconoscimento della scrittura. La penna non ha batteria poichè il sistema utilizza una tecnologia di risonanza elettromagnetica, e agisce direttamente sullo schermo.
La tavoletta/schermo è stata definita uno strumento straordinario per l'immediatezza e la rispondenza che c'e' tra occhio e mano, tra l'azione dell'uomo e l'effetto ottenuto con le tecnologie. Immaginatevi la comodita' di sfogliare pagine con slider, cursori, controller, tutti a portata di penna. Un impiego interessante puo' essere quello nel campo delle presentazioni: poter collegare un Mac al proiettore a grande schermo e posizionare la tavoletta sul tavolo di chi parla con la possibilita' di sottolineare, evidenziare, selezionare gli oggetti a video per una lezione o una dimostrazione. Questo rappresenta il massimo dell'interattività legata alla presentazione con il computer. Con meno di 2000 euro è possibile utilizzare le tecnologie più innovative con la l'obiettivo di risparmiare tantissimo tempo nell'uso professionale, e permettere anche ai meno "abili" con il mouse di diventare efficienti ritoccatori!

sabato 2 giugno 2007

Microsoft presenta "SURFACE"


Un computer grande come un tavolo: serve per manipolare i contenuti digitali e l'interazione con gli oggetti. Dietro ad esso una tecnologia multi-touch simile a quella di iPhone. Inizialmente sarà un prodotto per alberghi e negozi, ma domani potrà trasformare la vita di tutti. Immagini di oggetti come se fossero reali, navigare mappe e siti Internet, far interagire periferiche e dispositivi digitali semplicemente avvicinandoli alla superfici, dipingere usando le mani. Il dispositivo è destinato a cambiare lo scenario dell'informatica abbattendo la "barriera tra la gente e la tecnologia": si basa sulla tecnologia touch screen con riconoscimento dei gesti, ed è in grado di riconoscere la gestualità dell'utente, consentendo di trascinare, ruotare, ingrandire, prendere e mettere da parte immagini, ma anche di riconoscere quello che viene appoggiato su di esso.

Fonte: www.macitynet.it

Dove l'arte e la tecnologia s'incontrano

Philips Lumalive per la sua nuova sfilata di moda ha pensato a qualcosa d'innovativo e l'ha realizzato: la proiezione di luci sui vestiti. L'idea è nata con la collaborazione di Anke Loh, fashion designer tedesco, che ha creato un nuovo uso delle luci.
Questa è la prima volta che gli stilisti usano tessuti illuminati da leds: possono fare da display per scrivere, riprodurre grafici, o semplice animazione. Philips ha una sua visione: i vestiti indossati in un prossimo futuro saranno intelligenti e interagiranno con quello che ci circonda. Ma per ora sono stati sviluppati e diffusi sul mercato, esclusivamente,per uso commerciale.